Hai tra i 18 e i 28 anni?
Desideri dedicare il tuo tempo a chi ne ha più bisogno?
Vuoi metterti in gioco e fare un’importante esperienza di crescita?
Desideri dedicare il tuo tempo a chi ne ha più bisogno?
Vuoi metterti in gioco e fare un’importante esperienza di crescita?
Farai un’esperienza utile ed importante per te stesso e per gli altri
Cosa ti chiediamo?
Il servizio consiste nell’affiancare i volontari nell’organizzazione di attività per il tempo libero rivolte ad un gruppo di disabili adulti, di partecipare a progetti e iniziative, di svolgere mansioni di segreteria.
Cosa ci guadagni?
Per qualsiasi altra informazione puoi visitare il sito del CSV di Verona oppure www.serviziocivile.gov.it
Terminata la scuola superiore non avevo le idee molto chiare per quanto riguarda il mio futuro. Sapevo che avrei dovuto iscrivermi all’università e nient’altro. Un’amica di famiglia mi ha fatto conoscere la possibilità di prendere parte al progetto di SCN (Servizio Civile Nazionale) e così ho colto l’occasione. In realtà già da un po’ sentivo la necessità di non pensare solo a me stessa ma di mettermi a disposizione per gli altri e di rendermi utile in qualche modo, desiderio che non sarei riuscita a realizzare concentrandomi soltanto sull’università.
Così, ho deciso di presentare domanda per questo progetto in quanto l’ho ritenuto un’importante modalità per mettermi in gioco e un’opportunità in linea con il mio pensiero. Dopo essere stata selezionata ho iniziato a collaborare con l’Associazione; Amici senza Barriere è un’associazione che opera sul territorio a favore di un gruppo di “ragazzi” disabili adulti e delle loro famiglie organizzando momenti di svago e tempo libero.
I miei compiti all’interno dell’Associazione sono stati diversi: mi sono occupata della gestione della segreteria, dell’organizzazione di varie attività e di progetti e soprattutto, da febbraio a giugno 2014, ho partecipato alle varie giornate domenicali in sede durante le quali i “ragazzi” sono ospiti presso l’appartamento in Lungadige Catena e trascorrono così, insieme ad operatori e volontari, la giornata tra chiacchiere, giochi, attività e, quando il tempo lo permette, passeggiate ed uscite sul territorio.
Ricordo ancora molto bene quando, per la prima volta, ho fatto la conoscenza dei “ragazzi”: io un po’ intimorita e allo stesso tempo entusiasta mi sono presentata a loro, i quali mi hanno fatta sentire subito a mio agio e mi hanno fatto mille domande per cercare di conoscermi meglio. Quello che più mi ha colpito è stata la loro spontaneità che mi ha subito permesso di scacciare la timidezza che di solito mi caratterizza. Domenica dopo domenica ho iniziato a capire meglio il loro carattere, le loro esigenze e necessità, il modo più adatto per rapportarmi con loro.
Mi sono resa conto anche che la loro consapevolezza di essere disabili viene tramutata in forza e in affetto che loro utilizzano nella vita di tutti i giorni per affrontare i problemi della quotidianità: loro sono persone estremamente forti, non si abbattono, sono consapevoli sì, ma non per questo si nascondono o si piangono addosso, anzi!
Inoltre, durante l’estate ho trascorso due settimane di vacanza con il gruppo presso Casa Armonia a San Zeno di Montagna. Quest’altra esperienza mi ha permesso di immergermi ulteriormente in un contesto nuovo poiché mai avevo avuto la possibilità prima di agosto di vivere così a stretto contatto con la persona disabile: uno dei miei compiti, infatti, è stato quello di prendermi cura di due “ragazze” che avevano deciso di trascorrere dei giorni di vacanza con noi. Inizialmente, lo ammetto, mi è servito del tempo per capire come dovermi comportare e in particolare per comprendere degli aspetti della vita quotidiana nuovi che non emergono durante poche ore trascorse insieme un giorno a settimana.
Ho dovuto rivisitare i miei modi di fare per poter entrare al meglio in sintonia con queste “ragazze” e poter essere loro d’aiuto. Mi sono accorta, ad esempio, che con loro non bisogna avere fretta, ma si deve avere pazienza e calma, cosa che risulta difficile a chi è abituato a una vita frenetica e movimentata. La cosa bella è che “facendo le cose al rallentatore” si riescono ad apprezzare meglio degli aspetti che altrimenti verrebbero trascurati.
Ancora una volta, quindi, ho avuto il piacere di prendere parte alla vita di queste persone anche attraverso l’ascolto delle loro storie tutte particolari e speciali. Sempre durante questa vacanza ho avuto modo di conoscere anche alcune delle loro famiglie: i volti di questi genitori non sono segnati dalla fatica o dalla tristezza, bensì da una grande forza di volontà e positività, indice del fatto che hanno saputo accogliere la disabilità come una ricchezza. Ad indicare ciò non c’è niente di meglio dello slogan dell’associazione stessa:
DIVERSITÀ NON È DISUGUAGLIANZA!
Slogan che a parere mio, dovrebbe essere ben impresso nella mente (spesso chiusa) delle persone.
In conclusione, credo che il Servizio Civile, e più in generale il volontariato, sia un’esperienza che tutti dovrebbero fare: è un modo per crescere, maturare e riflettere.
E non c’è niente di più bello del momento in cui viene a crearsi il rapporto di fiducia con la persona disabile: lo si legge negli occhi, basta uno sguardo, è come se ci si dicesse nello stesso momento: ho bisogno di te – sono qui per te.
Annachiara Perina
Ho frequentato un Istituto Tecnico per le Attività Sociali; questo indirizzo mi ha dato la possibilità di fare delle esperienze in varie comunità. Questi tirocini con bambini, disabili ed anziani , mi hanno formato e fatto riflettere molto. Tutti mi hanno lasciato qualcosa di forte e intenso ma i ragazzi con disabilità mi hanno trasmesso un qualcosa di unico. Non avevo mai avuto contatti con loro ma, dopo alcune settimane alla cooperativa Monteverde di Tregnago, mi sono sentita subito a mio agio.
Queste persone hanno la capacità di farti sentire accettata e amata già al primo incontro. Per questo, dopo la maturità ho deciso di fare domanda per il servizio civile nazionale e di operare con loro. La mia esperienza è iniziata assistendo alle attività domenicali dell’associazione. Il Gruppo si preoccupa di divertire i ragazzi con attività ludiche, ascoltare e assistere i loro bisogni. Inizialmente ho trovato delle difficoltà nel capire le loro esigenze ma con il tempo, ho cominciato a conoscerli ed entrare nel loro mondo. La loro sensibilità, la loro allegria, il loro entusiasmo anche nei momenti peggiori mi hanno fatto vedere le situazioni quotidiane da un altro punto di vista.
Oltre all’animare le giornate festive, il gruppo prevede delle uscite di vario tipo: visite turistiche, dalla propria città alle magnifiche colline toscane, pescate, gite a Gardaland e per finire con delle vere e proprie vacanze alla ‘Casa Armonia’ di S. Zeno di Montagna. E’ stato in queste occasioni che sono riuscita a capire le vere esigenze di questi adulti, le loro difficoltà fisiche ma anche sociali. Non sarei mai riuscita ad affrontare questi problemi se non ci fosse stato l’aiuto costante dei volontari, che con la loro esperienza mi hanno incoraggiato e sostenuto.
Questa esperienza mi ha fatto crescere: Mi ha fatto migliorare a rapporti sociali, superare la timidezza e destreggiarmi nelle situazioni più critiche.
Dopo aver studiato Scienze Ambientali ho fatto tanto volontariato, soprattutto nell’ambito naturalistico ed agricolo. Rapidamente mi sono reso conto però che non si può proteggere la natura in maniera efficiente separandola dall’uomo, per questo bisogna saper creare un legame tra la tutela dell’ambiente e la società. È così che a poco a poco ho cominciato ad interessarmi all’animazione con i bambini e con gli adulti, e che adesso progetto di fare una fattoria didattica.
È stata la mia prima esperienza lavorativa con persone con disabilità. Nonostante il mio timore, il contatto con la gente di questo gruppo è stato molto facile fin dalla prima volta che ci siamo visti. Temevo soprattutto le mie reazioni e il mio pudore nei confronti dei loro corpi considerati dalla società come “fuori norma” – pensieri che mi hanno portato a mettere in questione la definizione e la legittimità della normalità, argomento filosofico appassionante e senza fine! Da queste mie riflessioni ne sono uscito che in verità: “Visto da vicino, nessuno è normale”!
Ritorniamo al nocciolo della questione. La facilità nel relazionarsi con loro nasce grazie al fatto che sono loro a venire verso di te. Ti chiedono chi sei, perché sei qua, ti raccontano la loro storia e non esitano mai a chiederti aiuto – non si deve indovinare di che cosa hanno bisogno: te lo dicono, ognuno nel suo modo.
Lavorare con (e per) loro mi piace, anche se a volte si può rivelare abbastanza pesante, perché ognuno di noi possiede i propri limiti, i propri pensieri ed emozioni, perché ognuno può avere dei momenti in cui non ha energia, è stanco o non ha voglia… insomma è come in tutte le altre relazioni umane, solo che nel nostro caso sono dipendenti del nostro aiuto. Ed è per me un modo molto bello di diventare più consapevole della propria debolezza e così più umile, e nello stesso tempo di sentirsi davvero utile. Si imparano anche l’ascolto, l’empatia e la pazienza (tre qualità di cui manchiamo spesso terribilmente nei confronti dei nostri pari).
Oltre farmi porre tutte queste domande esistenziali, il mio lavoro si è concretizzato nelle seguenti attività:
Concludo dicendo che questa esperienza mi è piaciuta tanto perché oltre a permettermi di mettere in atto le mie proprie conoscenze e capacità, mi ha dato la possibilità di imparare molto lavorando con tutte queste persone straordinarie.